A gennaio di quest'anno il piccolo principe è uscito dal lungo tunnel del diritto d'autore, quei settanta o oltre anni dalla morte dell'autore, durante i quali un'opera è di fatto intoccabile, a meno di un complesso iter di permessi e soprattutto oneri economici. Da un po' più di un mese però il piccolo principe, il celeberrimo libro per bambini di tutte le età, è entrato in quello stato di grazia, sempre più raro, chiamato pubblico dominio. Il che vuol dire che sarò possibile per tutti ripubblicarlo, tradurlo, o inventare storie a lui ispirate, senza il rischio di incappare in multe miliardarie. Una buona notizia per una volta? Purtroppo solo in parte, visto che in questo caso la questione è particolarmente beffarda.
In primo luogo, il destino volle che il povero Antoine de Saint-Exupéry, l'autore, non esperisse alcun godimento del proprio diritto, essendo tragicamente scomparso in un incidente aereo nel mediterraneo a meno di due anni dalla pubblicazione del libro. Pubblicazione che in Francia, patria dell'aviatore e letterato avvenne solo a guerra finita. Questa circostanza, secondo la legge francese concede allo stesso autore, che nel nostro caso è sempre morto e ormai da diversi anni, il privilegio di godere del regime di protezione esclusiva della sua opera per ulteriori trentanni. Di conseguenza il Piccolo Principe è di pubblico dominio ovunque tranne in Francia, dove lo attendono ancora un numero non troppo precisato di anni di protezione.
Ma non finisce qui. Se qualcuno pensava di ripubblicare insieme al libro le immagini autografe e famosissime che lo hanno accompagnato fin'ora, quello che probabilmente hanno contribuito in maniera almeno altrettanto importante al mito, avrebbe completamente sbagliato strada. Tutti i personaggi disegnati da Saint-Exupéry, come la volpe, la rosa, il pianeta Baobab e ovviamente il Piccolo Principe, restano saldamente nelle mani della fondazione Antoine de Saint-Exupéry-d’Agay, che ne amministra il patrimonio, e che ha pensato bene di rafforzarne la sfruttabilità commerciale come marchi registrati indipendenti dal libro, che fruttano ancora moltissimi soldi derivanti dal merchandising sfrenato a cui il piccolo figurino biondo è soggetto da anni.
L'autore, postumo, ringrazia.