Il 31 ottobre chiude l'esposizione universale di Milano alla quale anche Patamu ha preso parte, grazie ad una collaborazione con Arci e Cascina Triulza, con tanta musica dal vivo e nuovi volti del panorama emergente. Ora siamo arrivati alla fine e vi raccontiamo il nostro Expo… attraverso le voci e i volti di alcuni protagonisti di Patamu Live Expo Experience.
Iniziamo con gli She Likes Winter, band post – rock dalle composizioni originali e poco convenzionali, ora sulla scena milanese con “A Year in Our Lives”, un concept album in tre capitoli tutto da scoprire.
Potete seguirli su shelikeswinter.wordpress.com - www.facebook.com/SheLikesWinter
Come definireste il vostro stile e come è nata l’idea di un album “work in progress” nell’arco di un anno?
Verrebbe da dire, come spesso si fa nelle interviste, che il nostro stile racchiude le varie influenze, i gusti e le sensibilità, molto diverse tra loro, dei vari elementi della band. In parte è vero, ma in realtà le nostre sonorità nascono da un obiettivo (quello di essere un gruppo post rock di stampo classico) che è stato subito travisato, arrivando ad un sound che dal genere di partenza, racchiude ora elementi pop, dream pop, shoegaze, elettronica, trip hop e più in generale di indie rock. L'idea di "work in progress" nell'arco di un anno, con tre diversi mini album e 12 brani complessivi "assegnati" ai mesi dell'anno, è nata in maniera casuale. Uno dei nostri pezzi "The weight of the world", in origine era strumentale. Per distinguerlo il nostro bassista decise di intitolarlo "Febbraio" con un riferimento ad un momento particolare della sua vita privata. Il presupposto di legare una canzone ad un mese e ad un anno della nostra vita si è trasformata presto nel primo dei tre capitoli "A year in our lives - part 1" che racchiude il periodo da gennaio ad aprile. In realtà, dato che attualmente stiamo lavorando ad un primo album completo, è probabile che il progetto rimanga un'opera incompiuta, con la sola "Part 1". In ogni caso non è escluso che ci si possa lavorare sopra in futuro.
Com’è stato suonare all’Expo, in un contesto forse più istituzionale rispetto ai luoghi dove di solito vi esibite?
L'esperienza di Expo è stata molto piacevole per noi anche se per esigenze organizzative abbiamo potuto esibirci solo con una formazione ridotta e con una strumentazione semi-acustica, quindi in una forma ben diversa ed insolita. Non ci spaventano i palcoscenici "istituzionali", anche se normalmente suoniamo nei piccoli club. Speriamo, però, che con questo concerto all'esposizione universale (e di questo ringraziamo i ragazzi di Patamu) anche il pubblico straniero abbia potuto apprezzarci.
Cambiamo stile con Francesco Misitano, giovane cantautore di origini calabresi, che racconta attraverso la musica i suoi sogni, le sue emozioni e le sue esperienze.
Per conoscere appuntamenti e concerti:
www.francescomisitano.it - www.facebook.com/Francesco-Misitano
Come ti sei avvicinato alla realtà Patamu? E qual’ è stata la prima canzone che hai depositato sulla piattaforma?
Ho scoperto Patamu quasi per caso. Facevo una ricerca su google per trovare un'alternativa valida alla Siae per poter depositare le mie opere e tutelarmi dal plagio. Mi è sembrato da subito un ottimo servizio ed una piattaforma molto interessante. Il primo brano è stato "Io e te". Una canzone in versione acustica che ho scritto per mia moglie.
Dal racconto della tua vita attraverso i testi delle canzoni, sei passato alla carta stampata, con il libro autobiografico “A due passi dal mare” uscito a luglio 2015. Come è avvenuto questo passaggio? E come ti sei trovato in questa nuova veste?
Da ragazzo mi è sempre piaciuto scrivere. Avevo sempre questo pallino di riuscire a scrivere un libro. Ho iniziato a raccogliere tutte le informazioni e mi sono messo a scriverle. Diverso dallo scrivere una canzone, ma non tanto alla fine, anche se ho trovato non poche difficoltà, non essendo, appunto, un vero scrittore. Sulle locandine e sugli inviti avevano scritto "Sarà presente l'autore". Non vi nascondo che mi sono sentito un po' in imbarazzo. Diciamo che la veste di cantautore la sento più consona alla mia persona. E' ancora presto per sentirmi uno scrittore.