Mancano pochissimi giorni alla conclusione di questo 2015 pazzerello, che ci ha soffocato con la sua estate caldissima e cullato con un inverno fin troppo mite, fatto conoscere molti artisti interessanti e portato la musica Patamu in giro per l’Italia.
E’ proprio su uno dei tanti palchi del 2015 che abbiamo ascoltato e conosciuto una band milanese che porta in grembo un cross over del tutto inaspettato.
Da Milano, con furore, I Lara Groove e l’intervista del mese di Dicembre.
Prima sul palco di Triulza in Expo, poi all’Open Mic dell’Arci Acropolis di Vimercate, con il nuovo disco. Ormai fra Patamu e i Lara Groove è amore!
Ma per chi non vi conosce...chi sono i Lara Groove?
Siamo una band italiana composta da 5 elementi: 2 voci, una femminile e una maschile, chitarra, basso e batteria, con la spinta ulteriore di sintetizzatori e sequenze.
Siamo cinque teste diverse e abbiamo anche gusti musicali differenti: ma è proprio dall’unione dalle nostre passioni, riconducibili alla black music e alla bass music, che nascono i nostri brani originali: tutti in lingua italiana, con influenze Soul, Reggae/Dub, Rap e Funk.
La formazione è abbastanza recente, a gennaio 2016 festeggiamo il nostro secondo compleanno. E siamo soddisfatti del nostro percorso che ci ha portati in 2 anni a scrivere 13 brani inediti, a produrre un EP e a fare 40 concerti live. Fino ad ora abbiamo fatto tutto da soli: musica, video, comunicazione, booking e tutto il resto... è una totale autoproduzione.
Ci viene naturale unire i nostri gusti musicali per creare qualcosa che non c'è. Patamu fa una cosa molto simile, riempie i vuoti enormi lasciati dalla SIAE con un'offerta e una serie di opportunità uniche in Italia. Diciamo che il nostro primo incontro per la Patamu Live Experience all'Expo è stato... un colpo di fulmine :D
Rap, Soul, Funk e molto altro. Ormai il crossover ha superato i limiti del pensabile e nel vostro caso ha creato un ottimo risultato. Come reagisce il pubblico ai vostri concerti? Dite che l’Italia e gli italiani sono pronti ad un genere così tanto ibrido?
All'inizio sono un po' straniti. Poi cominciano a muoversi e a lasciarsi andare. E piano piano, quando arrivano le canzoni più "calde", dal palco li sentiamo anche cantare e fare cori. E questo è molto bello perché siamo consapevoli di non fare canzoni che arrivano al primo ascolto, ci vuole tempo per "digerire" i nostri pezzi.
Ci piace dedicare spazio alle parti strumentali, ci piace suonare e creare un ambiente intorno alle parole. Non facciamo canzoni da 3 minuti col ritornello che arriva secco dopo 1 minuto e 10 secondi. O meglio... non ci poniamo il problema. Una band "underground" deve fare musica che prima di tutto piace a chi la suona, senza pensare a quello che potrebbero volere le persone. E siamo sicuri che c'è una gran fetta di pubblico in Italia pronta ad ascoltare cose nuove: il difficile è trovare i mezzi per essere ascoltati :)
Lo scorso 4 dicembre avete presentato il vostro EP al circolo Agorà in provincia di Milano. Di che cosa parla il vostro album e qual è il messaggio che vorrebbe dare?
È il nostro primo EP, si chiama Lara Groove e si apre con un brano intitolato Hello World: è a tutti gli effetti la nostra presentazione. Il disco è composto da 5 brani che raccontano in modo intimo la nostra quotidianità: vita, lavoro, sentimenti, confronto, ambizioni e paure, politica e cronaca.
Hello World nasce appunto dalla cronaca che ha riguardato la redazione di Charlie Hebdo in occasione degli attentati terroristici del 2015. Il testo punta il dito contro l’utilizzo dei Social Network e del “marketing delle opinioni”. Nuvole è un respiro a pieni polmoni: traduce l’esigenza di guardare dall’alto con serenità la città e i suoi ritmi, come da sdraiati su una nuvola, lontano da chi senza pudore si impone di arrivare primo ad ogni costo. C.A.O.S. (Cerco Appigli o Soluzioni), parte da una citazione di Invisible Monsters, libro di Chuck Palahniuk, e racconta di una ragazza in difficoltà nella società in cui vive, la nostra. Nonostante tutto è una sorta di carta di identità di Lara: determinazione e fragilità, velocità e caos, riflessione e intimità. Liberi Di è un brano che da un punto di vista privato delinea un profilo umano all’interno di un sistema di regole e rappresentanza, ad esempio lo Stato Italia, che lo porta a illudersi, ad annoiarsi, a perdersi. Il messaggio vuole essere di alternativa alla quotidianità, o di “quotidianità alternativa”.
Il comune denominatore è l'esigenza di "cercare un riparo dalle interferenze”, di vivere senza maschere ed essere se stessi per superare le barriere mentali, sociali e sentimentali.
Avere una band da molte soddisfazioni ma a volte è anche difficile far combaciare idee e menti diverse. Qual è l’esperienza più divertente/buffa/particolare che avete vissuto assieme e quella più difficile?
Partiamo dalla più difficile, anche se più che un'esperienza singola è un disagio continuo: abbiamo una voglia incredibile di esibirci dal vivo e un incredibile bisogno di portare in giro la nostra musica, ma sta diventando sempre più complicato trovare spazi. E niente, con questa cosa è difficile convivere anche se andiamo dritti per la nostra strada e rimaniamo concentrati sulla produzione di nuovo materiale e sulla creazione di uno spettacolo sempre più convincente.
Per fortuna ci sono tante, tantissime soddisfazioni piccole e grandi che ci fanno emozionare: ad esempio la prima volta che il pubblico ha cantato un nostro ritornello in un live, a pensarci abbiamo ancora i brividi. Oppure quando è arrivato lo scatolone con dentro i cd, la nostra prima produzione: wow!
E poi tutte quelle piccole cose che ci uniscono: dalle chat su whatsapp ai soprannomi (che non saprete mai ahaha), dalle suonate a tutto volume ai silenzi fino ai momenti delle scelte, passando per errori e successi e per tutto quello che ci rende una cosa sola.
L’ultima domanda è sempre quella della promozione, quindi vi lascio carta bianca sui propositi del 2016... ma vi faccio anche un’ultima domanda a bruciapelo: quale band o artista vorreste affiancare nel 2016 e su quale palco/città (solo 1 nome... non litigate)?
Caro Babbo Natale,
vorremmo tanto che per il 2016 ci regalassi un tour di presentazione nei club, partendo magari dal nord Italia e andando piano piano verso sud.
E vorremmo anche produrre un nuovo EP, questa volta con un bel video annesso... e magari, se e solo se siamo stati buoni, presentarlo al Carroponte di Sesto San Giovanni in apertura del concerto di Caparezza.
Ma non dovrai fare tutto da solo: ci impegneremo al massimo per aiutarti perché noi siamo buonissssssimi :D
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