[EDIT 30 Mar 2016]: se sei d'accordo con l'articolo ti invitiamo a firmare la nostra petizione per l’abolizione del monopolio SIAE, ed a condividerla con amici e colleghi (condividere è quasi più importante che firmare). Dobbiamo arrivare a 50.000 firme per far sentire la nostra voce. Con il tuo aiuto ce la faremo. Buona lettura!
Lo scorso 3 Febbraio 2016, in commissione cultura, il Presidente della SIAE Filippo Sugar ha provato a convincere i membri della commissione - e chiunque fosse virtualmente all’ascolto - che “monopolio è bello” (qui il video integrale).
In passato ho apprezzato alcune esternazioni di Filippo Sugar molto vicine alle mie posizioni personali (ovviamente, quando non era ancora presidente SIAE). Un articolo di Repubblica del 2010 riassume la visione che allora aveva Sugar con la frase: "la SIAE non è nata per garantire diritti a tutti, basta con il monopolio SIAE". Certo è che di acqua sotto i ponti ne è passata, se oggi un Sugar proveniente da un universo parallelo è diventato il più strenuo difensore del monopolio. Tuttavia, questo non vuole essere un articolo polemico, o almeno non solo, poiché chiunque ha diritto a cambiare opinione. Questo vuole essere in realtà un articolo costruttivo che, attraverso le opportune critiche, contribuisca a cambiare la situazione di stagnazione a cui gli artisti italiani sono costretti in Italia da ormai troppo tempo.
Veniamo al dunque. È un fatto che la SIAE, nonostante sia ancora in vigore l'anacronistico monopolio sull'intermediazione dei diritti d'autore, non sia più l'unico player italiano a rappresentare autori in italia. La nostra Patamu, startup innovativa con vocazione sociale riconosciuta dallo Stato Italiano, vincitrice di due premi pubblici per l’innovazione creativa, con circa 9.000 autori iscritti rappresenta già il 10% degli iscritti SIAE.
E potrebbe portare una visione totalmente differente da quella presentata da Sugar, se venisse interpellata dalla Commissione Cultura, presentando la voce propria e quella di altri autori che ricadono totalmente fuori dall'orizzonte degli eventi della SIAE ma che avrebbero tutto il diritto (visto che di diritti parliamo) ad essere ascoltati e rappresentati.
La (nuova) tesi del Presidente della SIAE, ovvero che il monopolio sia l’unica via per garantire trasparenza, diritti e corretta rappresentatività è a nostro parere troppo parziale e non seriamente difendibile. Le affermazioni del Presidente Sugar durante l'audizione contengono spesso incongruenze o imprecisioni, o nel migliore dei casi dipingono solo una rappresentazione superficiale e parziale, non rappresentativa del quadro generale. Purtroppo non possiamo analizzare l'intera audizione in un solo articolo, che altrimenti risulterebbe (ancora più) lungo e noioso. Proveremo a soffermarci sulle parti più rilevanti, lasciando le restanti ad una futura analisi.
La difesa del monopolio
In commissione il Presidente SIAE ha affermato che:
“il monopolio è un aspetto costante nella storia delle società di intermediazione dei diritti d’autore, un fatto quasi naturale e una tendenza che va diffondendosi persino negli Stati Uniti d’America, unica eccezione, sin qui, a questa regola […]. Monopoli legali e di fatto nell’intermediazione dei diritti d’autore sono dappertutto in Europa”.
Purtroppo, affermare che il monopolio è ovunque in Europa è scorretto e fuorviante. Una cosa è dire che esiste un grande player in ogni Paese europeo, un'altra cosa affermare che esiste solo questo grande player. Un esempio tra tutti: in Germania (citata in audizione dal Presidente SIAE come caso di monopolio naturale al pari della SIAE) il grande player per la musica è la GEMA, ma ciò non ha impedito la nascita di altre collecting di musica che hanno deciso di mettersi in gioco e proporre agli autori un'alternativa alla GEMA, esercitando dunque una pressione competitiva in questo campo secondo le leggi del libero mercato. È ad esempio il caso della tedesca C3S, che si dedica solo agli autori Creative Commons, trascurati dalla GEMA.
Monopolio naturale e legale: è davvero la stessa cosa?
Un’altra omissione quantomeno maliziosa è quella di omettere la gigantesca differenza che esiste tra un monopolio naturale ed un monopolio legale. Un monopolio naturale si è, per così dire, guadagnato la sua prevalenza sul territorio, dimostrando a fronte di una competizione libera di essere la scelta preferita dagli artisti. Un monopolio legale è invece unico attore in gioco per meriti non suoi: è l’unico semplicemente perché agli altri player viene impedito sistematicamente di entrare sul mercato e dimostrare il proprio valore. Quest’ultimo è il caso della SIAE. Lascia di stucco che durante la commissione il Presidente della SIAE abbia affermato che questa distinzione è praticamente inesistente (“poi, che monopolio sia di legge o di fatto, così è” – min 5).
In realtà non si può affermare che il monopolio SIAE sarebbe anche un monopolio naturale quando una realtà piccola come Patamu, in soli 2 anni di attività e con pochissime risorse economiche, ha accumulato già 9.000 autori ed autrici iscritti, segno di un malcontento verso il sistema attuale che è tangibile con mano.
Mi preme inoltre far notare come la prima realtà a soffrire per l'assenza di competizione sia proprio la SIAE. In assenza di competitor, non esiste alcuna pressione che spinga la SIAE a migliorare. Con grave danno per l'arte e la cultura in Italia.
Il mega-monopolio galattico
Il Presidente SIAE sembra inoltre quasi ergersi a difesa addirittura di un monopolio internazionale tramite l’aggregazione delle grandi collecting europee quando afferma:
“Questo processo di aggregazione è già in atto in Europa[…]. Più andiamo avanti più la forma dell’aggregazione diventa multinazionale […] La direttiva è totalmente ‘compliant’ a queste versioni […] e specificatamente dice[…] aggregatevi: nella direttiva la parola che più spesso ricorre è aggregazione. 18 volte” (min. 8 e 9.)
Prima di tutto una premessa: io non so a questo punto a quale direttiva si riferisse il Presidente della SIAE visto che le parole con radice “aggreg-” nella direttiva Barnier appaiono solo 7 volte, e spesso non con il significato inteso dal Presidente della SIAE. Un dettaglio, ma che mi ha stupito. Come se si potessero inventare numeri a caso per dare forza e professionalità alle proprie parole. Entrando nel merito, credo che le grandi società di collecting abbiano tutto il diritto di interpretare a loro modo gli andamenti nazionali ed internazionali, e prendere scelte appropriate.
Ma proprio perché queste scelte privilegeranno alcuni autori e ne taglieranno fuori altri, è proprio in vista della creazione di una possibile mega-collecting europea che diventa assolutamente necessario abolire il monopolio.
Solo con l'abolizione del monopolio sarà permesso ai player come Patamu che considerano con attenzione tutti i propri artisti e non solo i più famosi, di poter dedicare servizi dedicati a tutti gli autori che si sentono esclusi, o trascurati, o delusi rispetto alle concezioni della SIAE di come vada gestito il diritto d’autore nel futuro.
Le nostre domande per le istituzioni
Proviamo a formulare alcune domande per le istituzioni, il parlamento e per la commissione cultura; ma anche per la SIAE.
Perché in Italia non può esistere una collecting alternativa alla SIAE, come accade invece in Germania ed in tutti gli altri Paesi europei?
Perché Patamu, che pur non avendo certo a disposizione le mastodontiche risorse economiche della SIAE riesce ad essere molto più efficiente della SIAE, non può mettersi in gioco ad armi pari, con un evidente vantaggio per tutti quegli autori ed artisti che la SIAE non rappresenta adeguatamente?
Perché, infine, si mantiene una norma dell'epoca fascista che viola tutte le norme del libero mercato, mantenendo in piedi un monopolio valido solo per le società stabilite in Italia?
Questa antesignana stortura tutta italiana (non esistono monopoli di legge nelle alter grandi nazioni europee) penalizza di fatto solo le realtà che hanno deciso di restare in Italia, poiché permette alle società estere di competere con la SIAE in Italia . Oltre ad essere in contrasto con il libero mercato europeo, il monopolio si pone a mio parere anche in diretto contrasto con la filosofia centrale della direttiva cosiddetta Barnier, che auspica maggiore trasparenza e servizi di alta qualità per gli artisti.
Non è un caso che, mentre nel Regno Unito ed in altre nazioni europee le grandi collecting abbiano istituito dei tavoli di lavoro invitando al confronto anche i piccoli player nazionali, in Italia il Presidente SIAE sembri assolutamente disinteressato al recepimento in Italia della direttiva entro i tempi stabiliti (Aprile 2014).
Se la prossima “Google” del diritto d’autore dovesse arrivare dagli USA, e non dall’Italia, non potremo stupirci e gridare al miracolo della creatività a stele e striscie. Forse si vuole che anche Patamu, una startup forse piccola ma virtuosa (che ho deciso con tutto il cuore di fondare in Italia, nonostante fossi all’epoca ricercatore in un’università spagnola) scappi all’estero?
Per poi magari incensarla come “startup con cuore Italiano” una volta che avrà potuto finalmente fare quello che sapeva fare ed esprimere tutte le sue potenzialità dall’estero?
Infine, una considerazione di metodo: il destino della cultura in Italia è molto, troppo importante, per dedicare ad un’audizione parlamentare a lungo aspettata solo un’ora e sedici minuti. Il Presidente Sugar aveva esordito con un incoraggiante "spero di rispondere a tutto" che lasciava intravedere un confronto serrato e a doppio senso. Invece, proprio per questa fretta il Presidente della SIAE ha dovuto o potuto glissare sulle molte giuste, e pertinenti domande che gli sono state rivolte dai membri della commissione. Le tematiche del monopolio e della direttiva cosiddetta Barnier sono centrali per i destini ed il futuro dei giovani artisti che vivono in Italia: gli si può e gli si deve dedicare molto più tempo.
Le nostre prossime iniziative di protesta
Speriamo sinceramente che questo articolo serva a smuovere le acque al più presto. Intanto, noi che non possiamo più restare con le mani in mano, prendiamo l’iniziativa:
- proponiamo alla Commissione Cultura di interpellare al più presto anche Patamu, per sentire la nostra versione dei fatti sulla presenza di un monopolio in Italia, ed i nostri suggerimenti per recuperare ai danni fatti dalla SIAE in questi anni. Siamo a disposizione.
- rilanciamo il nostro Osservatorio Patamu sulla Direttiva Barnier, con un board assolutamente prestigioso e super-partes per la sua eterogeneità, ed annunciamo un incontro che si terrà entro Aprile, a cui invitiamo gli artisti, le istituzioni, tutti gli stakeholders e la società civile.
- avendo presentato una segnalazione per violazione di libero mercato all’AGCM, chiediamo che questa segnalazione venga analizzata e che ci venga data una risposta nel merito. Provvederemo ad ogni modo a rendere pubblica la segnalazione quanto prima.
- invitiamo tutti coloro che hanno a cuore il futuro della creatività, della cultura e dell’arte in italia a firmare la nostra petizione per l’abolizione del monopolio SIAE, per aiutarci a rilanciarla ed a raggiungere almeno 30.000 firme (attenzione: non vogliamo l’abolizione della SIAE, che va benissimo come collecting di riferimento, a patto che lasci spazio anche a chi come noi ha altro da dire).
- faremo opera di fact-checking e controinformazione per indicare tutte le affermazioni del Presidente SIAE che non siano veritiere. Per questo vi invitiamo a seguirci sul nostro profilo twitter @patamu_ita e ad iscrivervi al nostro sito.
- annuncio, infine, l'inizio di una pratica di disobbedienza civile (e ovviamente pacifica) da parte di Patamu nell'immediato futuro. Visto che è impossibile ottenere un pronunciamento delle istituzioni su temi importanti (la non legittimità del borderò per alcuni tipi di esecuzione, la violazione del libero mercato, l'assenza di un dibattito sull'abolizione del monopolio, il ritardo su una discussione pubblica e condivisa per la ricezione della direttiva barnier) da oggi Patamu effettuerà, di tanto in tanto, simboliche infrazioni al regime di monopolio. Il monopolio è imposto da una legge fascista, scritta ed approvata quando l'europa era in guerra. Oggi l'europa ha più che mai bisogno di pace, e la pace non si può fare senza una diversa concezione della cultura. In assenza di dialogo con le istituzioni, più volte richiesto, siamo pronti ad infrangere questa legge fascista, per farla cambiare. Siamo stanchi di aspettare speranzosi che l’Italia cambi: prima di andare all’estero, proviamo a diventare il motore di questo cambiamento.