GUARDA QUI IL VIDEO INTEGRALE DELLA CONFERENZA STAMPA
(l'intervento principale di Adriano Bonforti è dal minuto 12 al minuto 24)
Si è tenuta questa mattina alle 10 presso la Camera dei Deputati la Conferenza Stampa "Direttiva Barnier, Monopolio SIAE: cambiare tutto per non cambiare niente?", organizzata dall On. Cristian Iannuzzi, con il fondatore di Patamu Adriano Bonforti, l'avvocato esperto di diritto d'autore Simone Aliprandi, e l'organizzatore di eventi e musicista Andrea Caovini.
La data scelta non è casuale, poiché oggi si voterà un articolo (art.14 della legge di delegazione europea 2015) per dare delega al governo affinché vari un decreto per recepire la direttiva europea 2014/26/UE cosiddetta Barnier, sulla "gestione collettiva dei diritti d'autore e dei diritti connessi e sulla concessione di licenze multiterritorioali per i diritti su opere musicali per l'uso online nel mercato interno".
Nella conferenza si è dunque parlato di monopolio, di diritto d'autore, di tutela dei giovani artisti, della direttiva Barnier in sé e dei limiti dell'articolo 14 che dovrebbe essere discusso oggi in parlamento. Il fondatore di Patamu Adriano Bonforti ha toccato fondamentalmente quattro punti:
Il punto l) dell'articolo 14 non difende i giovani artisti (ed anzi ne svilisce i diritti)
Nell'audizione del 30 Marzo 2016 in Commissione Cultura e Politiche UE, il Ministro Franceschini ed i membri della commissione hanno giustamente parlato di difesa dei diritti d'autore dei giovani artisti. Tuttavia il punto l) dell'articolo 14 afferma che:
"[è necessario] prevedere forme di riduzione o esenzione dalla corresponsione dei diritti d'autore e di diritti connessi riconosciute a organizzatori di spettacoli dal vivo con meno di 100 partecipanti, ovvero con giovani esordienti titolari di diritti d'autore o di diritti connessi [...]".
Questo comma dell'articolo, lungi dal difendere i diritti dei giovani artisti, ne mortifica e svilisce i diritti. Se infatti toglie le castagne dal fuoco alla SIAE, che è palesemente inefficiente nel gestire i diritti dei giovani artisti, ha tuttavia il risultato di trattare effettivamente il diritto d'autore come una tassa da rimuovere (mentre in teoria tutti i membri della Commissione ed il Ministro si sono detti d'accordo sul fatto che se il diritto d'autore viene percepito come una tassa, questo è segno di un malfunzionamento dalla SIAE).
La nostra posizione è che la semplificazione per la riscossione del diritto d'autore per giovani artisti o per concerti sotto i 100 posti andrebbe invece coniugata in un modo completamente diverso: per giovani artisti o per spettacoli sotto 100 posti, la SIAE dovrebbe chiedere una cifra forfettaria e ridotta ai gestori (di modo che sia sempre trasparente e chiaro a priori la cifra da pagare). Quella cifra andrebbe poi versata ai giovani artisti integralmente. In questo modo i costi per i gestori sarebbero ridotti, chiari, ed allo stesso tempo i giovani artisti riceverebbero comunque quanto a loro spettante per diritto.
Detto in altro modo, per certe tipologie di concerti, la SIAE dovrebbe mettere a disposizione la sua infrastruttura per tutelare i giovani artisti, riscuotere e redistribuire compensi, senza trattenere la quota spropositata che trattiene oggi.
La necessità di riunirsi in consorzi non è impedita da un'eventuale abolizione del monopolio
Nell'audizione del 30 Marzo, il Ministro Franceschini (che è oggi favorevole al mantenimento del Monopolio) ha dichiarato di aver cambiato posizione sulla liberalizzazione perché solo unendosi in consorzi è possibile avere potere di rappresentanza rispetto agli stakeholder del mondo digitale (youtube, spotify, etc). Tuttavia, il monopolio di legge non è necessario per riunirsi in consorzi. Infatti nel consorzio ARMONIA (in cui sono presenti Italia, Francia, Spagna, Ungheria, Belgio e Svezia), l'unica Collecting ad agire in regime di monopolio sul proprio territorio è la SIAE. Un consorzio analogo vede in prima fila la collecting tedesca GEMA, che non opera in regime di monopolio, esistendo ad esempio in Germania anche la collecting C3S, dedicata esclusivamente ad artisti che rilasciano le proprie opere in Creative Commons. Dunque il monopolio non è necessario per creare consorsi ed aumentare il proprio potere rappresentativo. In assenza di monopolio, se la SIAE opererà bene, tutte le altre alternativa resteranno alternative di nicchia, costruite ed adattate alle necessità di un segmento di artisti forse marginale, ma non per questo meno importante per la crescita della Cultura in Italia. Se invece la SIAE sarà messa in difficoltà dall'abolizione del monopolio anche in questa capacità di rappresentare i grandi artisti davanti agli stakeholders (cosa che, ripetiamo, non accade per le collecting operanti in nazioni in cui il monopolio non esiste), questo sarà un segno dell'inadeguatezza della SIAE, e non certo colpa dell'abolizione del monopolio.
Il monopolio SIAE è contrario alle leggi europee sul libero mercato
Nella direttiva Barnier è scritto che gli autori devono aver possibilità di scegliere la propria Collecting. Il Ministro Franceschini ha citato una sentenza della Corte di Giustizia Europea del 27 Febbraio 2014 per affermare che il monopolio è garantito all'interno dei singoli stati, e che questa scelta degli artisti può essere effettuata al livello internazionale, fatto salvo il diritto di mantenere il monopolio all'interno di uno stato membro. Questa sentenza si riferiva alle Società di Gestione Collettiva, enti senza scopo di lucro che rappresentano gli artisti e ne riscuotono i diritti. Tuttavia, proprio un giorno prima rispetto a quella sentenza (26 Febbraio 2014), veniva approvata in Europa la direttiva Barnier, che introduce una nuova figura di società autorizzata alla gestione delle Royalties: le Independent Management Entities (IME) o Società di Gestione Collettiva. Queste sono società con scopo di lucro che possono rappresentare artisti. Il fatto che una società di una qualsiasi nazione europea possa essere riconosciuta come IME e dunque competere con la SIAE sul territorio italiano, ma una società residente in Italia non possa invece competere con la SIAE per il semplice fatto di essersi stabilita in Italia, costituisce una violazione palese delle norme europee sul libero mercato.
Patamu dovrebbe essere chiamata in audizione dalle Commissioni Cultura e Politiche UE
Patamu è una società innovativa a vocazione sociale riconosciuta dallo Stato Italiano, fondata e stabilita da sempre in Italia a seguito di due riconoscimenti (uno accademico, uno istituzionale) sull'innovazione sociale. Nonostante esista da soli 3 anni, Patamu rappresenta più di 9.000 artisti (oltre il 10% degli artisti SIAE), la cui età media è di 30 anni. Questi artisti hanno deciso di non iscriversi alla SIAE. Pur potendo tutelare dal plagio le opere dei propri artisti, Patamu in questo momento non ha la vita facile nell'aiutare i propri artisti a riscuotere royalties, proprio in virtù dell'articolo 180 che vieta a soggetti stabiliti sul territorio italiano (ma non a soggetti esteri, come abbiamo visto) di effettuare attività di intermediazione. Tuttavia, la direttiva Barnier garantisce a società a scopo di lucro di rappresentare artisti (le cosiddette Independent Management Entities, o Società di gestione Indipendente). Proprio per questo, e per la sua naturale vocazione a diventare una IME, e per il fatto che rappresenta 10.000 giovani artisti, Patamu dovrebbe essere interpellata dalle Commissioni Cultura e Politiche UE, come peraltro altri stati europei hanno fatto con realtà analoghe stabilite sui propri territori.
Alla luce di quanto detto, auspichiamo l'apertura di un dialogo diretto con le istituzioni, il Parlamento e se con il Ministro Franceschini per spiegare meglio le nostre ragioni, che sappiamo essere fondate.
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(l'intervento principale di Adriano Bonforti è dal minuto 12 al minuto 24)
Inoltre puoi firmare qui per partecipare alla nostra petizione su change.org per abolire il monopolio SIAE.