Gli appassionati di musica hanno notato già da tempo che il disco, dato per spacciato all’inizio degli anni novanta, vive oggi una seconda vita Con l’avvento del CD e poi dell’Mp3, la musica digitale sembrava averlo messo all’angolo. Invece i dati di mercato ci dicono il contrario, e nei negozi di musica è molto frequente ritrovare, come in passato, una sezione dedicata agli LP.
Secondo la RIIA (Record Industry Association of America) nel 2017 negli USA, per la prima volta dal 2011, le vendite dei dischi in formato fisico (LP e CD) hanno superato quelle digitali, toccando quota 14,3 milioni, solo nel mercato americano, con un incremento del 9% e il vinile copre l’8,5% delle vendite di album nel 2017.
Sarà perché il vinile ha più fascino dei cd per i collezionisti, e forse perché quando parliamo di musica continuiamo a dire che “ascoltiamo dischi”. Sarà perché i puristi ci hanno spiegato che le frequenze audio del vinile sono più calde e varie del suono digitale, che può risultare in alcuni casi freddo. Oppure per il fatto che perfino in edicola sono comparse collane di LP ristampate in 180gr - dai classici del rock ai cantautori italiani - e non è facile resistere all’idea di ascoltare un album proprio nel suo formato di uscita originale.
Forse c’è di più. La smaterializzazione dell’oggetto, come prodotto culturale, ha portato ad una minore consapevolezza del lavoro svolto dai musicisti. Scaricare un brano in mp3, per esempio, è un processo che ci consente di ascoltare in pochi secondi un brano. Ma rimane pur sempre qualcosa di intangibile. Si perde poi il valore del concept album, e cioè di avere l’opportunità di ascoltare (con calma) tutti i brani contenuti in un lavoro.
Ci piace credere che il ritorno del vinile significhi anche questo, la ritrovata necessità di attribuire valore al tempo d’ascolto e all’oggetto finale, a quel prodotto culturale che con la grafica delle copertine è riuscito a cristallizzare negli anni l’immagine stessa degli artisti. Pensiamo alla celebre cover dei Pink Floyd, quella con il fascio di luce bianca che attraversa il prisma e diventa arcobaleno.
Oppure a quella dei Beatles che attraversano le strisce pedonali in Abbey Road ; alla banana di Andy Warhol disegnata per i Velvet Underground & Nico o alla famosa St Peppers Lonely Heart Club Band ancora dei Beatles, piena di citazioni, personaggi, significati e presunti messaggi criptati.
Infine il ritorno del vinile potrebbe anche significare la necessità e la voglia di prendersi il tempo necessario all’ascolto, alla scoperta e alla riflessione. Una risposta ai ritmi frenetici di una società che conseguentemente ha accelerato anche i tempi di fruizione dell’arte e di ascolto. Non a caso abbiamo creato le versioni “radio edit”, ovvero i brani ristretti, con le intro tagliate e senza code finali, per consentire ai network radiofonici di avere più spazio per la pubblicità. Ma nonostante questo non ci resta che dire: Bentornato vinile!