Filippo Maria Mazara si è diplomato alla Scuola di Cinematografia a Roma, con il tempo ha capito di essere portato per narrare storie. Si iscrive a Scienze della Comunicazione e dopo gli studi, decide di realizzare un lavoro tutto suo: una graphic novel, un’opera autoprodotta e completa!
Così, Filippo conosce un ragazzo diplomato all'Accademia di Disegno, e iniziano questa avventura insieme: uno scrive, l'altro disegna. Con Patamu Filippo può essere co-autore della sua opera al 50%, può tutelarla, ma anche modificarla a suo piacimento e in modo tempestivo: "I costi sono assolutamente accessibili con la formula dell’abbonamento. Patamu è una svolta moderna".
Di cosa parla questa graphic novel? Non possiamo rivelarvi molto, ma è un racconto dai tratti dark ed espressivi, attento alla tematica sociale e alla condizione delle periferie, al desiderio di voler emergere nonostante le difficoltà, grazie alla tenacia e..Ai super poteri.
Questa, l'intervista dedicata per #diconodipatamu:
Ciao Filippo! Parlaci di te.
Mi sono diplomato alla Scuola di Cinematografia a Roma ma col tempo ho capito che sono portato per narrare storie e ho fatto degli stage in ambito cinematografico per quel che riguarda l'aspetto tecnico volto alla realizzazione delle storie. Poi mi sono iscritto a Scienze della Comunicazione, arricchendo le mie esperienze. In seguito ho scritto delle storie di tipo amatoriale per alcune case cinematografiche.
Quando hai scoperto Patamu?
Dopo gli studi, ho poi deciso di realizzare un lavoro mio, una graphic novel, un’opera autoprodotta e completa! Così ho conosciuto un ragazzo che si è diplomato all’Accademia di Disegno: lui disegna e io scrivo. Arrivato a questo punto, ho capito che dovevo tutelare la mia storia. Non solo tutelare, ma anche modificare: poter modificare le opere su Patamu è una svolta perché posso farlo a mio piacimento e in modo tempestivo. I costi sono assolutamente accessibili con la formula dell’abbonamento. Patamu è una svolta moderna.
Di cosa parla il tuo racconto?
Si tratta di una storia sulle difficoltà di chi vive la periferia, è incentrata sulla realtà di un ragazzo che vuole emergere, evitare la strada e la delinquenza. La sua via di fuga è la boxe, capisce che la sua abilità di strada può essere impiegata in altro, per avere una carriera e un futuro. In tutto ciò vive tuttavia problemi famigliari, in lui convivono due aspetti, uno desideroso e uno più selvaggio che non riesce a controllare e che compromette i suoi sogni e lo porta a commettere un atto vandalico. Attraverso questa azione assume dei “poteri” che cerca di utilizzare per compiere del bene, visto che la sua carriera non è più percorribile.
Con il disegnatore mi trovo in completa simbiosi, siamo entrambi cresciuti in periferie problematiche e riusciamo ad esprimere attraverso i nostri mezzi la nostra visione, io con le parole e lui con le immagini. Immagini che sento molto mie e che trovo perfette per la rappresentazione: un po’ noir, dark, fatte di contrasti, trasmettono solitudine.