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Patamu permette ai propri artisti la tutela delle proprie opere sia in Creative Commons, sia in copyright tradizionale. Pur permettendo ai nostri iscritti l'utilizzo di entrambe le tipologie di licenze, in questo articolo e nel video annesso spiegheremo cosa sono le Creative Commons e quali sono le caratteristiche che ne rendono consigliabile l'uso in certi frangenti.
Fino a pochi anni fa, prima che la rete irrompessero nelle nostre vite, la maggior parte delle opere artistiche venivano distribuite con le clausole del copyright tradizionale ("tutti i diritti riservati"). Proteggendo le opere, ma limitandone l'uso e la diffusione.
Quante volte abbiamo letto la scritta “tutti i diritti riservati” impressa sulla copertina di un cd o di un libro, nei titoli di coda di un film o sotto una fotografia d’autore?
La dicitura “All rights reserved”, ovvero “Tutti i diritti riservati”, implica che quell’opera non è utilizzabile o condivisibile sui social in alcun modo, se non dopo un accordo economico ed un'autorizzazione scritta dell’autore.
Se da una parte questa limitazione ha permesso di evitare l’utilizzo improprio delle opere, dall’altra parte l’avvento di Internet, e la pratica dello sharing, ha reso il copyright tradizionale obsoleto, almeno in alcune circostanze.
Cosa sono le Creative Commons?
Così 10 anni fa, dalla mente di Lawrence Lessig e di altre menti illuminate, nascevano a Stanford le licenze Creative Commons (CC), destinate ad entrare nella storia.
Le licenze CC sono delle licenze che delineano "Alcuni diritti riservati" o "Some rights reserved", più idonee al nuovo modo di condividere il sapere, che si basano su un concetto importante.
Se da una parte la rete (P2P, Streaming, ecc..) è difficile da controllare, dall'altra lo "sharing" ha anche un punto forte a suo favore, ovvero la possibilità di diffondere le proprie opere e farsi così conoscere dal mondo intero. Cosa che il copyright tradizionale non permetterebbe.
La licenza Creative Commons nasce dunque con questo scopo: aiutare gli autori a cavalcare l’onda dello sharing digitale -invece di diventarne succubi- senza subire limitazioni di sorta, permettendo loro nel contempo loro di decidere che libertà concedere all’uso delle proprie opere, obbligando gli utilizzatori a seguire regole semplici e chiare che non necessitano di permessi o autorizzazioni scritte.
Ci sono vari modi in cui queste licenze operano, con vari gradi di utilizzo:
CC BY – citare sempre l’autore - è obbligatoria
ND non opere derivate
NC non utilizzo commerciale
SA condividi allo stesso modo, è facoltativo e determina i limiti e i modi di utilizzo.
Per fare un esempio, la licenza CC BY-NC-ND è la più restrittiva delle licenze Creative Commons, permettendo l'uso libero solo a patto di citare l'autore, di non modificare l'opera e di non ottenere ricavi commerciali senza aver raggiunto un accordo con l'autore.
In pratica l'unica differenza tra questa licenzaed il copyright tradizionale sta nel fatto che con la prima si permette una diffusione gratuita in assenza di scopi di lucro (a patto di citare l'autore e di non modificare l'opera), mentre con il copyright tradizionale la diffusione gratuita (anche tramite social) non è tecnicamente prevista.
La licenza più libera tra le Creative Commons è invece la CC BY, in cui l'autore concede l'uso e la diffusione della sua opera e chiede solo di essere citato.
Per completezza va detto anche che esiste una speciale licenza CC0 non più supportata dall'organizzazione, in cui l'autore sceglie di rilasciare l'opera in pubblico dominio.
È importante sottolineare (e noi letteralmente lo sottolineiamo) che le licenze CC non permettono un uso indiscriminato e gratuito di un'opera in ogni condizione (per fortuna). In realtà, l'autore che scelga le Creative Commons definisce le circostanza in cui permette un uso gratuito della propria opera senza che sia necessario chiedere una autorizzazione scritta o un pagamento di denaro.
Se, ad esempio, si usa per scopi commerciali un'opera rilasciata in CC con clausola NC (non commerciale), allora sarà necessario contattare l'autore e concordare con lui le condizioni (tra cui tipicamente un compenso economico) per ottenere l'autorizzazione per l'utilizzo dell'opera.
Non è dunque vero, per esempio, che rilasciare musica in Creative Commons in Italia equivale a non guadagnare con essa. Tutto dipende dalla licenza che si sceglie per ogni opera,
Per rendere la spiegazione ancora più semplice, abbiamo voluto doppiare in italiano un bellissimo video creato da Creative Commons New Zealand che spiega in maniera rapida e fluida che cosa sono le licenze Creative Commons, come si sviluppano e si utilizzano.
Vi auguriamo una buona visione e ovviamente siete liberi di condividere con i vostri amici e sui vostri canali il video, tenendo ovviamente conto della licenza utilizzata.
Se volete sapere ulteriormente come proteggere dal plagio le vostre opere, potete leggere qui l’articolo. Inoltre, Patamu offre diverse soluzioni per cercare di incontrare i bisogni del suo pubblico. Trova subito la soluzione che più fa per te.
Credits video originale:
Creative Commons Kiwi By Creative Commons Aotearoa New Zealand with support from InternetNZ.
Licenza Creative Commons CC BY 3.0
http://creativecommons.org/videos/creative-commons-kiwi
Credits Video rielaborato:
Patamu.com - Licenza Creative Commons CC CC BY-SA 4.0
Traduzione: Airleas M.Vaglio
Voce Narrante: E. Buzzo
Musica "Souvenir de printemps" di Adriano Bonforti CC BY-NC-SA 4.0
Per saperne di più:
Pagina su Creative Commons Italia - Creative Commons, cosa è (e cosa non è)
Patamu.com - Come scegliere la licenza di distribuzione della propria opera (guida testuale)
Pagina Creative Commons su Wikipedia